PROSSIMO TRAGUARDO DELL’UMANITÀ: CONSERVATION BEHAVIORS

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Il legame fondamentale che lega la conservazione ambientale e il comportamento umano

Le condizioni ambientali vengono influenzate negativamente, in larga misura, dall’impatto che il comportamento umano ha sull’ecosistema e, in misura minore, da processi naturali (Shultz, 2011). In particolare, il comportamento umano ha un impatto notevole sul cambiamento climatico, sulla perdita di ecosistemi e di biodiversità e sull’acidificazione degli oceani (Clayton et al., 2013). Questo fenomeno impattante è dovuto al fatto che il comportamento rappresenta l’insieme delle azioni dettate dello stile di vita di miliardi di persone (Shultz, 2011). Non scordiamo che le conseguenze dovute a questo degrado ambientale minacciano anche la salute e il benessere del genere umano (Clayton et al., 2013).

Per invertire questa tendenza negativa, bisogna mirare alla conservazione dell’ecosistema. In questo senso, gli sforzi per promuovere la conservazione ambientale devono puntare ad incoraggiare le persone ad adottare un comportamento responsabile volto alla salvaguardia della natura. Per promuovere con successo questo cambiamento di comportamento nelle persone è necessario sfruttare efficaci strategie di educazione e di informazione.

Come succede per qualsiasi tipo di cambiamento, anche in questo caso si devono affrontare delle sfide per poter raggiungere tale obiettivo. In questo contesto, i fattori individuali che possono influenzare il cambiamento di comportamento sono la motivazione, la “cecità” riguardo le minacce ambientali, la concezione di discontinuità con la natura e la tendenza all’emulazione dei comportamenti altrui.

La motivazione personale è determinante nell’acquisizione della conoscenza, diffusa attraverso l’educazione ed è essenziale per permettere il cambiamento (Schultz 2002a; Fisher et al. 2009).

La “cecità” riguardo le minacce ambientali è dovuta alla caratteristica propria della cognizione umana di non essere sempre razionale, e le convinzioni e i giudizi di un individuo sono soggette a distorsioni cognitive e percettive. Da questo aspetto deriva la forte tendenza delle persone a percepire i problemi ambientali come più gravi a livello globale che a livello locale e che rischieranno di aggravarsi in un futuro non ben identificato (Gifford et al., 2008). In questo modo, le persone mostrano un senso di responsabilità e una motivazione più forte riguardo ai problemi sociali quotidiani locali, mentre i problemi ambientali sono generalmente visti come meno pressanti (Uzzell, 2000).

A questo secondo fattore segue la concezione di discontinuità con la natura, cioè la tendenza dell’individuo a concepire se stesso come essere separato dalla natura e dalle sue leggi (Schultz 2002b). Questa convinzione si manifesta attraverso molte politiche, programmi e azioni, sia individuali, sia comunitari e nazionali (Shultz, 2011).

Infine, le persone tendono a vedere nel comportamento altrui una guida per interpretare gli eventi e per scegliere il corso delle loro azioni. Di conseguenza, le persone risultano riluttanti nel deviare il proprio comportamento dalla norma sociale. In molte situazioni, la norma non favorisce la conservazione, e vi è la tendenza a credere di essere maggiormente impegnati personalmente rispetto a quello che fanno le altre persone.

Osservando le conseguenze che il comportamento umano ha sul degrado dell’ambiente, possiamo affermare che sia arrivato il momento per le popolazioni di invertire rotta sposando ed adottando abitualmente comportamenti di salvaguardia ambientale. Inoltre sembra che il tempo sia maturo per poter avviare l’arduo percorso di sensibilizzazione per raggiungere tale traguardo. Infatti, dalle indagini condotte coinvolgendo persone da tutto il mondo, è emerso un alto livello generale di preoccupazione riguardo le questioni ambientali e di supporto per la tutela dell’ambiente (Leiserowitz et al. 2005). Eppure, nonostante questi alti livelli di consapevolezza, non ci sono stati cambiamenti significativi nelle azioni individuali o nei modelli di comportamento diffusi (Moore, 2002; Crompton, 2008). Di conseguenza, gli individui dei paesi industrializzati di tutto il mondo continuano a consumare elevati livelli di risorse e a vivere in modo non sostenibile. Per questo motivo è importante promuovere e attuare piani di sensibilizzazione, fondati su efficaci strategie di educazione e di comunicazione.

A tale scopo, di seguito vengono chiariti quelli che sono i concetti chiave intrinseci del processo di cambiamento di comportamento e che rappresentano la risposta ad alcune domande basilari, ossia, cosa si intende per conservation behaviors, come si può costruire il comportamento  responsabile ambientalmente e come si può costruire l’alfabetizzazione ambientale necessaria a preparare le persone ad adottare comportamenti ambientali.

 

I comportamenti conservativi

I comportamenti di conservazione possono essere definiti come l’insieme delle attività svolte da ogni singolo cittadino e che supportano una società in maniera ecosostenibile (Monroe, 2003). Questi comportamenti si possono definire significativi per

l’ambiente dalla misura in cui essi cambiano la disponibilità delle risorse o alterano gli ecosistemi (Stern, 2000b). Diversamente, alcuni autori parlano di “un comportamento ecologicamente responsabile” in senso lato, ossia che non si riferisce all’insieme dalle azioni specifiche compiute dall’individuo per risolvere un singolo problema riguardante la conservazione, collegandolo alla forma mentis, all’approccio di ricercare informazioni, di prendere decisioni responsabili in base ad un senso di gestione o all’etica ambientale (Hungerford e Volk 1990; Stern 2000b; Jacobson, 2006). Tuttavia, è indiscusso il fatto che ad ogni comportamento corrisponda un’azione specifica e che la maggior parte delle attività ambientali sono associate a diversi comportamenti distinguibili (McKenzie-Mohr e Smith 1999).

Sulla base delle similitudini riscontrate nelle motivazioni o nelle opportunità che, tra le altre cose, potrebbero rendere più facile il compito di incoraggiare tali comportamenti (Stern, 2000b), possono essere distinte cinque categorie di comportamenti conservativi:

  • Attivismo ambientale (ad esempio, partecipando attivamente o dirigendo iniziative ambientali);
  • Comportamenti politici non attivisti (per esempio, aderendo ad una organizzazione, votando, firmando una petizione, o sostenendo economicamente un’iniziativa);
  • Comportamento dei consumatori (ad esempio, l’acquisto di prodotti “green“, il riciclaggio, la riduzione dell’uso di energia, e le modificazioni nelle abitudini di consumo);
  • Comportamenti ecosistemici (ad esempio, installando casette per gli uccelli, censendo le popolazioni di fauna selvatica)
  • altri comportamenti che sono specifici delle competenze individuali o professionali (ad esempio, la riduzione dei rifiuti nel processo di produzione, stabilire dei criteri specifici per costruzioni ad alta efficienza energetica, citare in giudizio un inquinatore, ecc.).

 

Possibili strade per raggiungere un comportamento responsabile verso l’ambiente

Per promuovere un comportamento conservativo è necessario creare dei programmi di educazione ed informazione mirati, allo scopo di promuovere il cambiamento di comportamento . Questi programmi possono essere realizzati consultando i modelli derivanti da due diverse teorie: (1) la teoria di costruire un comportamento responsabile ambientalmente e (2) la teoria di cambiare dei comportamenti specifici.

Bisogna considerare che non esiste un modello standard applicabile a una determinata situazione, al contrario, esistono diverse circostanze che possono suggerire l’applicazione di un modello piuttosto che un altro, integrandolo con ulteriori strategie. In particolare, nella prima teoria vengono suggeriti cinque modelli (Jacobson, 2006):

  • “Environmental Citizenship Behavior Model”: vengono proposti tre passaggi consecutivi, ognuno dei quali contiene delle variabili di maggior e minor importanza, da perseguire per educare ad una maggiore sensibilità e conoscenza ambientale.
  • “Value–Belief–Norm Model”: i comportamenti sono la risultante delle convinzioni e dei valori personali e del senso che ognuno ha di operare nel giusto.
  • “Reasonable Person Model”: le persone sono motivate a capire il mondo che li circonda e a partecipare nella risoluzione dei problemi. A questo scopo, la creazione di opportunità per ottenere le informazioni necessarie porta ad aumentare il comportamento conservativo.
  • “Systems thinking”: capire le interazioni e le complessità tra gli elementi dei sistemi sociali ed ecologici può incrementare la capacità di interagire con questi sistemi.
  • “Significant life experience”: le esperienze positive, le organizzazioni ambientali, l’educazione, la degradazione ambientale, i media e le esperienze lavorative aiutano a dare forma alle attitudini e ai comportamenti propri di ogni persona.

I cinque modelli, sopra descritti, suggeriscono che il comportamento conservativo non è in grado di evolvere solamente dallo studio naturale proprio di ogni individuo. Infatti, è importante guidare le persone verso l’acquisizione di un grado soddisfacente di “alfabetizzazione ambientale”. Questa capacità può essere acquisita insegando alle persone come le diverse parti del sistema naturale sono interconnesse tra loro, come esso funziona, ciò che lo minaccia, e che cosa possiamo fare per affrontare queste minacce, promuovendo la pratica di problem solving e di critical thinking.

Per quanto riguarda la seconda teoria, ossia quella di cambiare specifici comportamenti, essa si declina in sei diversi  modelli e teorie sviluppati per risolvere alcuni quesiti tra i quali: come determinare e predire i comportamenti; come le persone cambiano i propri comportamenti; come le comunità accettino nuove idee, e cosa influenza le persone al cambiamento. In questa seconda teoria gioca un ruolo fondamentale la conoscenza delle attitudini, dei valori e le motivazioni individuali, poichè aiuta a capire come l’individuo percepisce le situazioni e le opportunità di cambiamento. Dunque, quando si sviluppa una campagna per incoraggiare all’azione, bisogna prendere in considerazione chi conduce l’azione, dove avviene l’azione e quali ostacoli impediscono l’azione. Specificare chi, cosa e dove, aiuta ad identificare e influenzare un determinato comportamento.

I sei modelli e teorie presi in esame sono (Jacobson, 2006):

  • “Theory of planned behavior”: vengono identificati tre elementi che concorrono all’azione, ossia: l’attitudine personale, la percezione delle opinioni che le persone influenti hanno verso il comportamento target e la percezione che ognuno ha di ha di poter controllare il comportamento stesso .
  • “Elaboration likelihood model of persuasion”: le attività di comunicazione incoraggiano le persone ad elaborare responsabilmente il comportamento e favoriscono il suo mantenimento.
  • “Motivational theories”: i comportamenti sono il prodotti di motivi e necessità. Capire queste motivazioni è utile per predire e gestire i comportamenti.
  • “Stages of change”: partendo dallo stato attuale dell’individuo, si stabilisce un particolare intervento educativo che permetta di cambiare le proprie abitudini puntando sul benessere personale e sulla salute.
  • “Diffusion of innovation”: le nuove idee si diffondono nella comunità in modo prevedibile, prima vengono accettate dalle persone aperte all’innovazione e poi dagli altri.La velocità di accettazione del cambiamento può essere accelerata attraverso opinion leaders.
  • “Social learning theory”: le persone possono imparare dall’osservazione ed emulazione dei comportamenti altrui.Queste teorie e modelli sono solo alcuni dei tanti che possono essere proposti per spiegare il comportamento umano. Comunque sia, quelli trattati in questo articolo sono quelli che più comunemente vengono utilizzati per supportare una varietà di strategie di educazione alla conservazione e di comunicazione. Inoltre, un programma può utilizzare più di una di queste teorie per introdurre i benefici dei comportamenti conservativi, costruire una consapevolezza al cambiamento, responsabilizzare gli individui ad acquisire competenze, e aiutare le persone a capire la complessità dei molteplici sistemi in cui viviamo.  Una comprensione migliore del pensiero delle persone, ciò che motiva il loro comportamento, come viene percepito il cambiamento, può fornire agli educatori idee e risorse per costruire un programma di formazione alla conservazione che porti ad adottare comportamenti di conservazione appropriati. 

    Riferimenti

    Clayton S., Litchfield C. e Galler E. S., 2013. Psychological science, conservation, and environmental sustainability. Ecological Environment 11 (7): 377-382.

    Fisher J. D., Fisher W. A., e Shuper P., 2009. The information motivation-behavioral skills model of HIV preventive behavior. Pages 21–65 in R. De Clemente, R. Crosby, and M. Kegler, editors. Emerging  theories in health promotion practice and research. Wiley & Sons, San Francisco.

    Gifford R., et al. 2008. Temporal pessimism and spatial optimism in environmental assessments: an 18-nation study. Journal of Environmental Psychology 29:1–12.

    Jacobson S. K., McDuff M. D. e Monroe M., 2006. Conservation Education and Outreach Techniques. Changing conservation behaviors, 63-84. Oxford University Press, New York.

    Leiserowitz A., Kates R., e Parris T., 2005. Do global attitudes and behaviors support sustainable development? Environment 47:22– 38.

    Moore D. W., 2002. Public leans toward conservation approach to environmental policy. Gallup Poll Monthly (March) 438:35–38.

    Schultz P. W., 2002a. Knowledge, education, and household recycling: examining the knowledge-deficit model of behavior change. Pages 67–82 in T. Dietz and P. Stern, editors. New tools for environmental protection. National Academy of Sciences, Washington, D.C.

    Schultz PW. 2011. Conservation means behavior. Conservation Biology 25: 1080–83.

    Stern P. C., 2000b. Toward a coherent theory of environmentally significant behavior. Journal of Social Issues 56, 3, 407-424.

    Uzzell D. L., 2000. The psycho-spatial dimension of global environmental problems. Journal of Environmental Psychology 20:307– 318.

 

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