Pioppo Gatterino

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Foto di Bruno Martino
Foto di Bruno Martino

Pioppo Gatterino (Populus canescens Aiton)

Gennaio

Salicacee (Salicaceae)

Il pioppo grigio o pioppo canescente è un albero del genere Populus, ottenuta tramite l’incrocio tra individui maschili di Populus tremula e femminili di Populus alba.

“…un inno alla famiglia delle Salicaceae, che comprende sia i Pioppi, sia i Salici. Potrei parlare per mille pagine di questa famiglia, per quanto ha accompagnato l’uomo nel corso dei tempi, sia nella tradizione contadina, sia per la medicina popolare.  Diciamo che le specie presenti sono diverse, dal Pioppo Nero (Populus nigra L.), al Pioppo Bianco (Populus alba L.), al Pioppo Tremulo (Populus tremula L.), al Pioppo Cipressino (Populus italica L.), al Pioppo Gatterino (Populus canescens (Aiton) Sm), al Salice Bianco (Salix alba L.), al Salice Rosso (Salix purpurea L.), Salice delle Capre (Salix caprea L.), Salice ripaiolo (Salix eleagnos Scop.), Salice Cinereo (Salix cinerea L.), Salice  da ceste (Salix triandra L.), ed altri compresi molti ibridi. Le Api letteralmente si “tuffano” nei fiori del Salice per prelevare il primo polline mentre continuano, dalle gemme del Pioppo nero ed altri alberi, a bottinare (questo, ripeto, il termine corretto) quella resina/balsamo che le protegge per elaborare la Propoli. Ne parleremo un’altra volta. Dalla corteccia del Salice bianco, nel 1835 se non sbaglio, è stata ricavata la salicina dalla quale è stato elaborato l’acido acetilsalicilico, cioè l’Aspirina. Da molte piante, come ben sapete, sono stati estratti principi attivi che sono serviti non solo all’uomo, ma anche agli animali, a curare le proprie infermità e quindi a lenire le proprie sofferenze e a migliorare le proprie condizioni di vita o nell’insieme a renderle possibili. Senza le piante non sarebbe stata possibile la vita dell’uomo e degli animali su questo pianeta.. Una volta l’uomo sapeva, come gli animali appunto, distinguere bene le piante che potessero alimentarlo o curarlo, perché aveva grande attenzione e rispetto per la Natura che lo ospitava, o meglio, che lo generava,  ed il suo istinto e la sua ancestralità gli suggerivano sempre cosa era più giusto per la sua alimentazione e le sue malattie o ferite. Oggi non è più l’istinto a guidarci, ma Internet. Non è più la memoria ancestrale che ci sostiene, ma Google … Non siamo più in grado di sentirci parte di un universo infinito che ci attende, che ci sostiene, che ci dona la speranza che serve a giustificare e dar luce e dignità alla nostra esistenza.” Bruno Martino

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